Ci sono due modi per piantare nuove viti: un modo è quello di usare le barbatelle selvatiche, ogni barbatella va messa a dimora e poi innestata uno o due anni dopo. Per fare l’innesto si usano le tessere , in dialetto, ovvero i migliori tralci della potatura che vengono subito inseriti a terra fino almomento in cui saranno utilizzati.
Nella foto una piantina di vite nata da innesto.
L’altro modo di piantare nuove viti è quello di usare barbatelle domestiche, che non occorre innestare. Sia le barbatelle selvatiche che quelle domestiche si comprano dal vivaista. L’uso delle barbatelle selvatiche vieneintrodotto dopo la moria di viti derivante dalla filossera, prima si metteva a terra il migior tralcio.Oggi prevale l’uso di barbatelle di tipo domestico; Roberto preferisce usare la barbatella selvatica in quanto in questo modo può scegliere da quali viti far generare le nuove piantine ed in generale la pianta che ne deriva è più robusta.
Questo racconto inizia a Bargòn due anni fa quando Roberto ha messo a dimora una certa quantità di barbatelle selvatiche. Siccome prendono con facilità è stato sufficiente s fare un buco nella terra ed inserirle. La fase di immissione a terra delle barbatelle selvatiche non è documentata, ma lo è la fase di innesto che è avvenuta il mese scorso.
L’innesto consiste nell’immissione in ogni barbatella selvatica già a terra di una tessera. Prima di cominciare occorre zappare intorno al selvatico, per far ossigenare la terra e quindi facilitare lo sviluppo delle radici e quindi della nuova piantina di vite.
Appena prima si mette la raffia ad ammorbidire nell’acqua.
Per poter immettere il tralcio, ovvero fare l’innesto, si comincia con il tagliare orizzontalmente una piantina di selvatico, poi la si incide verticalmente centrando l’anima centrale. Il selvatico si caratterizza per il fatto che le sue gemme sono rosse.
A questo punto si prende una tessera, la si recide e poi la si rende appuntita con un apposito coltellino fino ad incontrarne l’anima interna.
Questa punta viene quindi inserita nel tronchetto di barbatella selvatica tagliato. Si dice che la tessera sia il maschio e la barbatella sia la femmina.
Infine si legano insieme l’uno dentro l’altra barbatella e tralcio, con del filo di raffia che è stato prima messo ad ammorbidire nell’acqua. Prima un tratto…
poi l’altro,
Per facilitare al massimo la riuscita dell’innesto occorre infatti che la parte centrale e le due anime: quella della barbatella e quella delle tessere entrino e restino in stertto contatto diretto fino a quando la piantina germoglia, poi si saldano. A questo punto si ricopre la parte innestata con la terra morbida di zappatura.
Infine si proteggono le piantine con dei bastoncini.
Il secondo modo è quello di usare barbatelle domestiche. L’anno scorso, a Bargòn Roberto ne ha messe a dimora una certa quantità.
era in inverno. Roberto fa “delle trincee” e poi vi immette le barbatelle, oggi quelle piantine cominciano a crescere.