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Sfogliare le viti a Bargòn. “Sfugiaa”

Roberto sfoglia le viti di Bargòn seguendo un criterio analogo a quello di Tomaso di Forti del vento, anche se  in un contesto territoriale molto diverso: quello delle Cinque Terre L’unica differenza è che la parete di foglie, con la coltivazione a pergola “auteidu” in dialetto,  si presenta in orizzontale.
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Una scia di foglie cade a terra

 

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Trattamento delle vigne con lo zolfo in polvere, la prima fase

La preparazione dello “strumento di lavoro”.

Cosa si utilizza: prima di tutto occorre procurarsi una canna molto lunga.  Sulle sponde del rio che scorre ai piedi dei ciàn le canne crescono spontaneamente e quindi questo non è un problema.

ciclo di produzione

canneLa seconda componente è costituita da un sacchetto, con una trama larga, in questo caso è stato “dalla Gentile”, la madre dei fratelli Bonfiglio, in iuta o tela di sacco.

Nella foto qui sotto ci sono alcuni sacchetti montati su un cerchio di botte con l’intento di creare una sorta di scultura.

sacchetti di iuta per lo zolfo

Primo passo per la realizzazione del manufatto: ( in questo caso letteralmente fatto a mano!): primo,  attaccare il sacchetto sulla cima della canna (qui, con alle spalle una maschera in legno di origini incerte)IMG_1957IMG_1959

 

poi si deve mette lo zolfo in polvere nel sacchettoIMG_1971IMG_1967IMG_1966

 

Per facilitare l’uscita della povere di zolfo dal sacchetto vanno messi dei piccoli sassi.

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“Ho ennestà dii servadeghe”

Ci sono due modi per piantare nuove viti: un modo è quello di usare le barbatelle selvatiche,  ogni barbatella va messa a dimora e poi innestata uno o due anni dopo. Per fare l’innesto  si usano le tessere , in dialetto, ovvero i migliori tralci della potatura che vengono subito inseriti a terra fino almomento in cui saranno utilizzati.

Nella foto una piantina di vite nata da innesto.

piantina di vite da "selvatico"

L’altro modo di piantare nuove viti è quello di usare  barbatelle domestiche, che non occorre innestare. Sia le barbatelle selvatiche che quelle domestiche si comprano dal vivaista. L’uso delle barbatelle selvatiche vieneintrodotto  dopo la moria di viti derivante dalla filossera, prima si metteva  a terra il migior tralcio.Oggi prevale l’uso di barbatelle di tipo domestico; Roberto preferisce usare la barbatella  selvatica in quanto in questo modo può scegliere da quali viti far generare le nuove piantine ed in generale la pianta che ne deriva è più robusta.

Questo racconto inizia a Bargòn due anni fa quando Roberto ha messo a dimora una certa quantità di barbatelle selvatiche. Siccome prendono con facilità è stato sufficiente s fare un buco nella terra ed inserirle. La fase di immissione a terra delle barbatelle selvatiche non è documentata,  ma lo è la fase di innesto che è avvenuta il mese scorso.

L’innesto consiste nell’immissione in ogni barbatella selvatica già a terra di una tessera. Prima di cominciare occorre zappare intorno al selvatico, per far ossigenare la terra e quindi facilitare lo sviluppo delle radici e quindi della nuova piantina di vite.

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Appena prima si mette la raffia ad ammorbidire nell’acqua.

raffia ad ammorbidirsi  MG_7518

Per poter immettere il tralcio, ovvero fare l’innesto, si comincia con il tagliare orizzontalmente una piantina di selvatico,  poi la si incide verticalmente centrando l’anima centrale. Il selvatico si caratterizza per il fatto che  le sue gemme sono rosse.

gemme rosse delle barbatelle selvatiche

A questo punto si prende una tessera, la si recide e poi la si rende appuntita con un apposito coltellino fino ad incontrarne l’anima  interna.

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tagliare per raggiungere l'anima

Questa punta viene quindi  inserita nel tronchetto di barbatella selvatica tagliato. Si dice  che la tessera sia il maschio e la barbatella sia la femmina.

taglare verticalmente la barbatella

Infine si legano insieme l’uno dentro l’altra  barbatella e tralcio, con del filo di raffia che è stato prima messo ad ammorbidire nell’acqua. Prima un tratto…

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poi l’altro,

2 legare

Per facilitare al massimo la riuscita dell’innesto occorre infatti che la parte centrale e le due  anime: quella della barbatella e quella delle tessere entrino e restino in stertto contatto diretto fino  a quando la piantina germoglia, poi si saldano. A questo punto si ricopre la parte innestata con la terra morbida di zappatura.

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Infine si proteggono le piantine con dei bastoncini.

filare protetto con bastoncini

Il secondo modo è quello di usare barbatelle domestiche. L’anno scorso,  a Bargòn  Roberto ne ha messe a dimora una certa quantità.
era  in inverno.  Roberto  fa “delle trincee” e poi vi immette le barbatelle, oggi quelle piantine cominciano a crescere.