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Collage di fine anno, la cantina, incontro di culture diverse.

Dopo tante dscrizioni del ciclo di produzione, tanti attimi restituiti quasi mentre succedono, un tentativo diverso. Un collage di foto scattate  in cantina, scelte  sulla base delle suggestioni che stimolano.

Roberto e Francesco in cantina, finalmente fermi per un attimo raccontano un mondo, quello della cultura contadina delle Cinque Terre.

IMG_6941Roberto e Francesco

Alcuni scorci della cantina che raccontano  un altro tipo di mondo che si incrocia con quello del lavoro contadino, il mondo della progettazione di interni, in questo caso la creazione  di spazi adatti alle nuove esigenze igienico sanitarie dei modi di produzionetradizionali. Forme nuove inserite, rispettose di quella storia, integrazione di  nuovi materiali giustapposti alle mure antiche della cantina, nessun fronzolo decorativo,  solo funzionalità aggiunta. Un dialogo fra nuovo ed antico. La presenza della bottiglia introduce il mondo della  grafica che riprende i colori dello Sciacchetrà e le forme del contesto naturale delle Cinque Terre.

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un angolo della cantina in via Gramsci
un angolo della cantina in via Gramsci

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Trattamento delle vigne con lo zolfo in polvere, la prima fase

La preparazione dello “strumento di lavoro”.

Cosa si utilizza: prima di tutto occorre procurarsi una canna molto lunga.  Sulle sponde del rio che scorre ai piedi dei ciàn le canne crescono spontaneamente e quindi questo non è un problema.

ciclo di produzione

canneLa seconda componente è costituita da un sacchetto, con una trama larga, in questo caso è stato “dalla Gentile”, la madre dei fratelli Bonfiglio, in iuta o tela di sacco.

Nella foto qui sotto ci sono alcuni sacchetti montati su un cerchio di botte con l’intento di creare una sorta di scultura.

sacchetti di iuta per lo zolfo

Primo passo per la realizzazione del manufatto: ( in questo caso letteralmente fatto a mano!): primo,  attaccare il sacchetto sulla cima della canna (qui, con alle spalle una maschera in legno di origini incerte)IMG_1957IMG_1959

 

poi si deve mette lo zolfo in polvere nel sacchettoIMG_1971IMG_1967IMG_1966

 

Per facilitare l’uscita della povere di zolfo dal sacchetto vanno messi dei piccoli sassi.

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Un’attività corale in cantina: si imbottiglia.

Siamo alla conclusione del ciclo di produzione, che mai si ferma e che continuamente si rinnova per arrivare a produrre lo Sciacchetrà: l’imbottigliamento si svolge dopo l’affinamento dello Sciacchetrà sui propri lieviti  per almeno 20 mesi nelle botti d’acciaio.
E’ una fase corale quella che si ripete nella piccola cantina in via Gramsci, oltre a Francesco, il più assiduo dei fratelli ad aiutare Roberto nelle fasi che lo richiedono, ci sono Gianfranco il nostro prezioso enologo e Sergio l’esperto di “macchinari”.

Mani amiche che insieme si coordinano per svolgere al meglio una fase molto delicata dell’intero ciclo di produzione.
Occorre coordinare il flusso del passaggio dello Sciacchetrà dalle botti ai filtri ed infine all’imbottigliatrice. I filtri vanno  prima puliti e risciacquati, poi si imbottiglia, si  tappare e si stoccano le bottiglie  nelle apposite gabbie d’acciaio.

 

Roberto e Gianfranco enologo


.!imbottigliarebottiglie

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Collage fotografico Sciacchetrà; jeans, cima e cesta.

composizione-sciaccetra

composizione-sciaccetra

Questo è un primo tentativo di “collage fotografico” si tratta di trasporre in immagine fografica una tecnica per la realizzazione di opere ( di varia natura) prodotte per mezzo di sovrapposizione di carte, fotografie, oggetti, ritagli di giornale, di rivista o altro ancora. Spesso sono opere molto materiche. L’idea è dunque quella di ottenere la sovrapposizione non materialmente ma tramite uno scatto fotografico.

In questo caso la sovrapposizione è fra il nostro prodotto “finito”, ovvero lo Sciacchetrà imbottigliato ed etichettato con altri oggetti.

L’etichetta,  della  bottiglia di Sciacchetrà  sulla quale molto lavoro è stato svolto per renderla “significante“, dialoga con altri componenti.

Vecchi jeans di Roberto, con le toppe, toppe vere, cucite dalla madre, che si chiamava Gentile, negli anni 70, jeans molto consumati dal lavoro faticoso nei campi.
Che cosa rende diversi questi jeans con quelli che portano molti giovani che li comprano già scoloriti e magari con buchi ( fatti ad arte) e senza toppe?

Basta guardarli e si vede che sono diversi, il loro significante è sostanza di una storia non una reificazione.

Bottiglia e jeans sono collocati in un cesto, che ha la caratteristica di avere una parte dei suoi  bordi rinforzati con pezzi di sughero al suo interno. Si tratta di vecchie ceste che venivano usate sia per la raccolta dell’uva che per pescare (!). Infatti nel sughero ci sono ancora degli ami arruginiti. Questa ed altre ceste sono state da noi recuperate mentre si sgombrava una decina d’anni fa una vecchia cantina vicino alla marina a Riomaggiore per trasformarla in un brutto appartamento da affittare.
Un caso fra tanti.

La terza componente è una cima, forse posta nel cesto dopo l’ultima volta che è stata usata per pescare. Abbiamo trovata cesto e cima già così, un racconto nell’armonia della sua forma fuzionale ed essenziale.

Mettere insieme i quattro oggetti significa rifarsi a quella storia passata per evidenziare il legame dello Sciacchetrà con la sua storia.